DIPENDENZA AFFETTIVA
Terapie per combattere la dipendenza affettiva
Una delle dipendenze che viene trattata dalla Dottoressa Alessandra Fioretti nel suo Studio di Roma è la dipendenza affettiva: questa rappresenta una condizione relazionale negativa che è caratterizzata da una assenza cronica di reciprocità nella vita affettiva e nelle sue manifestazioni all’interno della coppia. Questa situazione può portare a forte stress, malessere psicologico e fisico e altre condizioni. Chi soffre di dipendenza affettiva spesso è ossessionato da bisogni irrealizzabili, che si possono poi trasformare in situazioni di delusione e risentimento che fanno precipitare la persona nella paura e nello sconforto. Per dare una risposta concreta a questo problema occorre affidarsi a psicoterapeuti esperti, come la Dottoressa Alessandra Fioretti, che saprà offrire terapie su misura per ogni tipologia di esigenza.
"SO COSA PROVI"
Tratto dal film l’amore non và in vacanza
In questa scena del film tratto da “l’amore non va in vacabza” si interpreta con intelligenza e d ironia il momento in cui si rompe un rapporto amoroso caratterizzato dalla dipendenza affettiva.
L’attrice con bravura fa arrivare a noi spettatori tutta la soddisfazione e la felicità di sentire che si è liberi da un rapporto malato e si comincia di nuovo a vivere. Quando l’amore diventa una prigione, dove non c’è reciprocità, quando l’amore diventa una strada a senso unico.
DIPENDENZA AFFETTIVA
La dipendenza affettiva è una forma patologica di amore dove l’amore per l’altro non è più fonte di crescita, appagamento e felicità ma dipendenza, malessere, angoscia, senso di inadeguatezza.
In Italia è una problematica che soltanto da pochi anni viene presa seriamente in considerazione.
Negli Stati Uniti è da circa 30 anni che rientra nella categoria delle New Addictions, le nuove dipendenze. che riguardano tutte quelle forme che non hanno come fulcro una sostanza come droga, alcool o farmaci ma come oggetto una persona o una situazione.
Esiste nel momento in cui si vive la relazione con l’altro come l’unica cosa che può farci sentire vivi.
Sì, dipende completamente dalla persona che si ama, non si riesce più a vivere serenamente il sentimento amoroso.
Quali sono le caratteristiche di chi ha il ruolo di vittima in questa forma di dipendenza?
La tolleranza. La persona riduce sempre di più le sue attività e i momenti con gli altri, la sua vita ruota intorno al partner, cerca di soddisfare ogni suo desiderio o capriccio.
L’ eccessiva euforia, o sensazione di piacere che riesce a sentire solo in presenza del partner, come se la sua vita e la sua felicità dipendessero solo ed esclusivamente dalla presenza di quella persona. Non riesce più a sentirsi bene in nessun altro contesto o situazione.
L’astinenza.
Quando il partner si assenta , per qualsiasi motivo, anche semplicemente per un impegno lavorativo la persona dipendente comincia a stare male, come se fosse in una vera e propria astinenza da droga.
L’amato è visto come l’unica fonte di gratificazione.
Dove la persona amata è la maggior parte delle volte problematica, incapace di dare amore.
Il confine tra l’amore e la dipendenza affettiva è sottile e difficile da individuare, spesso chi ne soffre (soprattutto donne) la confonde per una sua incapacità.
Sviluppa enormi sensi di colpa si sente la responsabile di quella relazione dolorosa come se dipendesse esclusivamente dal suo modo di essere e dai suoi comportamenti sbagliati.
L’altro è idealizzato e si desidera conquistarlo e farlo felice anche passando sopra se stessi.
Se l’altro diventa aggressivo si vive nell’illusione di poterlo cambiar, renderlo migliore e fargli capire che si può amare diversamente.
Ci si annienta, e si vive sempre sulla corda.
Quali sono le caratteristiche di chi ha il ruolo di persecutore, cioè di chi abusa di questo amore?
Eccessiva gelosia o senso di possesso.
Scatti di aggressività.
Scarsa sensibilità e mancanza di empatia.
Tendenza all’uso di droghe o alcool, o continui tradimenti.
Paura che il partner possa essere un bugiardo, paura di essere tradito ed abbandonato (questo alimenta i controllo dell’altro e la voglia di possesso).
Passare da momenti di idealizzazione del proprio partner a momenti in cui lo si vive come il peggior nemico.
Disturbi di personalità associati: Borderline e Narcisismo.
Cosa accade in una coppia dove c’è dipendenza affettiva?
Si stabilisce una relazione patologica.
Tutte e due le persone soffrono, uno nel ruolo di ‘carnefice’, l’altro nel ruolo di vittima ,anche se la vittima spesso si pone come salvatrice.
Come tutte le dipendenze si perde il controllo sul rapporto stesso.
La situazione peggiora in situazioni di gelosia patologica, le dipendenze affettive sono più gravi quando all’interno si sviluppano le gelosie paranoidi.
Paura sulla fedeltà del partner, sui suoi possibili tradimenti sono pensieri e preoccupazioni che possono avere veri e propri spunti deliranti.
-La persona non riesce più a controllare il suo comportamento in reazione a degli eventi e aspetti proposti nella relazione stessa.
Nulla permette un miglioramento del rapporto. La vicinanza può essere vissuta come una minaccia, come la sensazione di una invasione, di fusione simbiotica. La separazione, invece, è vista come minaccia dell’abbandono.
Si innescano meccanismi di controllo non solo per la gelosia ma per la necessità interna di avere il controllo del partner come se fosse qualcosa di proprio.
Questo provoca veri e propri attacchi di panico, comportamenti violenti , e la sofferenza della situazione può sfociare nell’alcool, nello shopping compulsivo o nell’abbuffata di cibo con conseguente vomito.
Nella dipendenza affettiva abbiamo a che fare con una persona, anch’essa coinvolta e con l’obiettivo di mantenere la dipendenza, anche magari inconsciamente.
Qual è il passaggio all’interno di un rapporto che ci aiuta a capire che stiamo scivolando in un rapporto malato?
È difficile nelle prime fasi accorgersi che il rapporto sta cambiando? sta diventando patologico?
Il primo campanello di allarme è che si comincia a soffrire, però si vive la sofferenza in modo intrapsichico, cioè tra sé e sé .
Ci sono litigi violenti ci si lascia e ci si riprende, anche se questo non è per forza segnale di una dipendenza affettiva.
Se invece si comincia ad avere altri sintomi, cioè lo shopping, compulsivo, il bere, l’assumere tranquillantii, il mangiare in modo esagerato qui si ha una situazione che nasce nella relazione ma si sviluppa nella psiche del soggetto che soffre.
Anche l’altro partner può soffrire ma non con la stessa intensità..
A volte può accadere che ci sia una persona della coppia che ha problemi o psichici o di droga o alcol e l’altro non fa che controllarlo con la speranza di aiutarlo e guarirlo. Qui il problema è di tutti e due.
La persona che subisce questo comportamento a volte si sente in colpa, come se fosse lui a scatenare quel comportamento.
Il senso di colpa non aiuta a risolvere le situazioni patologiche ma bisogna capire l’origine del problema.
A volte per questa ambivalenza si può diventare aggressivi.
All’interno della coppia quando c’è questo passaggio alla violenza cosa si può fare?
È importante rivolgersi ad uno psicologo, o ancor meglio ad uno psicoterapeuta?
In genere la terapia di coppia ha la possibilità di identificare le dinamiche patologiche ed andare a correggerle.
Altre volte invece è più indicata una terapia individuale della persona che ha la dipendenza affettiva.
La persona con il ruolo di Persecutore/Carnefice spesso in queste relazioni considera l’amato come una cosa propria, si ha un senso di possesso eccessivo, come se l’altro fosse una parte di sè, una vera proprietà.
Quindi giustifica ogni suo comportamento, pensa di avere il diritto di agire come vuole, decidendo anche per l’altro, perché vissuto come una cosa propria.
La psicoterapia è importante proprio perché bisogna svelare queste cose.
La persona deve imparare i giusti confini, capire che il partner è qualcosa a sé, e che ha sentimenti pensieri e una sua libertà. con bisogni desideri propri che potrebbero essere molto diversi da quelli che lui si aspetta.
Accettare che l’altro possa deluderlo e che questo non vuol dire che non è amato.
Chiaramente più queste aspettative sono patologiche più vengono dall’infanzia e dalla nostra storia più le risposte dell’altro diventano indecifrabili.
Spesso sono stati bambini con un rapporto conflittuale con la propria madre, magari anaffettiva o aggressiva.
In psicoterapia bisogna sostenerli nel loro bisogno di costruire dentro se stessi un modo nuovo di sentire ed esprimere il proprio amore.
Ci sono ferite profonde sull’essere stati o meno bambini amati ed accuditi.
La persona che subisce questa violenza o psicologica o fisica, cioè la Vittima ha bisogno di aumentare la sua autostima, di sentire che è degna di un rapporto affettivo stabile e sereno, in sintesi che è una persona amabile e che non deve lottare e sacrificarsi per avere qualche briciola d’amore.
Le donne soprattutto devono usciredalla iperprotezione materna del partner.
L’affetto che non si è avuto durante la propria infanzia lo si cerca in partner affettivamente sterili e che, puntualmente, deludono le aspettative e anzi vivono il rapporto egoisticamente.
La psicoterapia è importante per aiutare queste persone a superare la loro insicurezza affettiva, senso di inadeguatezza, uscire dalla dipendenza dall’altro vissuto come più forte e indispensabile.
Liberarsi del desiderio di convincere l’altro amato che si è degni del suo amore e del suo rispetto.
Spesso le origini sono nell’infanzia, nel contesto familiare, dove la persona si è costruito un immagine di sé distorta, come di una persona che in fondo non va bene, non è degna di amore o di attenzioni.
In genere le origini di questi comportamenti sono nell’infanzia, nell’attaccamento tra madre e bambino, spesso patologico e ambivalente.